Alcuni settori hanno puntato più di altri al mercato virtuale, primo fra tutti quello ricettivo, a cui segue l’editoria.
Aumentano le imprese Made in Italy che scommettono sull’eCommerce. Sul podio delle regioni più attive c’è il Trentino Alto Adige, seguita da Calabria e Umbria. Quarta nella classifica è un’altra regione meridionale, la Sicilia, che in cinque anni ha raddoppiato la sua performance con un +7 punti percentuali. In fondo alla classifica il Friuli Venezia Giulia con meno dell’8% delle imprese che vende sul web. La regione si classifica invece al primo posto per le vendite tra privati.
I dati emergono dall’Identikit dello Shopping on line 2018- 1° Report eShoppingAdvisor su acquisti e vendite online in Italia commissionato dalla prima piattaforma pubblica di recensioni esterna ai siti, interamente dedicata agli acquisti online e specializzata in eCommerce, ideata da due imprenditori sardi, Andrea Carboni e Andrea Ghiani.
“La ricerca ha confermato un dato su cui abbiamo scommesso con eShoppingAdvisor.com, e cioè che l’eCommerce italiano cresce, mostrando aspetti sempre più interessanti. – commentano Carboni e Ghiani- Per quanto riguarda le imprese italiane, appena il 12,5% di quelle con più di 10 dipendenti ha venduto i propri prodotti o servizi online. Peccato che, anche se la percentuale è in continua crescita, l’Italia rimane ancora tra le ultime in Europa. Ma siamo certi che sia solo questione di tempo”. Al crescere delle dimensioni aziendali aumenta anche il numero di aziende che vende online, arrivando al 34,6% delle imprese con più di 250 dipendenti.
Dalla ricerca inedita commissionata da eShoppingAdvisor.com e realizzata sulla base della rielaborazione dei dati Istat a cura di Lucia Schirru- Sardegna Data Mirror, emerge inoltre che il mercato di riferimento per le imprese italiane che scelgono di vendere online, è innanzitutto nazionale: il 98% delle imprese, infatti, si rivolge a clienti italiani. Il 55% delle imprese guarda anche al mercato europeo, mentre solo il 35% ha orizzonti più lontani, ossia il resto del mondo. Nel 2013, quando appena il 7,5% delle imprese italiane vendeva online, erano di più (in proporzione) le aziende che si rivolgevano ai mercati esteri: quello europeo rappresentava il 58% e quello mondiale arrivava al 41%. Tra i settori più attivi quello ricettivo (82%) e le imprese editoriali (74%).
Infine, l’81% delle imprese vende col proprio sito web o la propria applicazione; il 54% si serve anche di marketplace. In media 7 aziende su 10 hanno almeno un sito, ma anche in questo caso le cose cambiano se l’azienda è in Trentino (82% ha un sito) o in Molise (solo il 55% ne ha uno).
In aumento del 15% rispetto a cinque anni fa anche il numero di italiani che preferiscono acquistare in rete: nel 2017 la percentuale si attesta al 53%, cinque anni prima corrispondeva al 38%. Forte il gap tra nord e sud ad eccezione della Sardegna che si classifica al terzo posto per numero di acquirenti dopo Val d’Aosta e Trentino.
Se però si guarda all’intero territorio nazionale, ci sono notevoli differenze. Cambia nanzitutto la possibilità di utilizzo del web; in Trentino la “copertura” di servizio è del 75%, in Calabria appena del 64%. E cambia anche la propensione agli acquisti online: il gap tra la Valle d’Aosta, prima regione in Italia per acquisti online e la Campania (ultima in classifica) è di ben 25 punti. Nella prima regione ha ordinato o comprato online il 63,3% degli utilizzatori di internet, nella seconda lo ha fatto appena il 38,4% di chi usa il web.
Cosa si compra. Gli uomini appaiono più propensi agli acquisti in rete rispetto alle donne (35% contro 29%). Le maggiori differenze di genere le troviamo nelle categorie: abbigliamento (le donne staccano gli uomini di 10 punti) e Informatica e tecnologia (in questo caso gli uomini doppiano le donne). La differenza di genere aumenta con l’aumentare dell’età: dai 35 anni in poi si allarga sempre più la distanza tra uomini e donne che usano il web per i loro acquisti.