eShoppingAdvisor è la prima guida per lo shopping online sicuro e sostenibile, in quanto tale sta applicando le infrastrutture tecnologiche più avanzate per combattere il fenomeno delle recensioni online false.
Il nostro CEO, Andrea Carboni, è stato intervistato insieme a Lorenzo Demiri, Head Of Research And Development di eShoppingAdvisor, su questo argomento.
Andrea Carboni fa una panoramica della storia di eShoppingAdvisor e delle ultime novità

Il nostro CEO si esprime così sul sempre più discusso argomento delle recensioni false: “Il fenomeno delle recensioni false è molto diffuso e ha un’origine molto lontana nel tempo. In passato, all’interno dei congressi venivano pagate delle persone che costruivano artificialmente una memoria pregressa su un’idea o prodotto per agevolarne l’acquisto. Le recensioni false hanno due scopi. Il primo è quello di generare discredito e fanno riferimento a quelle valutazioni false e negative su commissione e a pagamento. Il secondo, invece, è la rappresentazione dell’altra faccia della medaglia: commissionare recensioni positive a pagamento per acquisire fiducia. Ovviamente, questi due sistemi possono sembrare la soluzione ai “problemi” di visibilità di un’azienda, ma non è così. Gli attuali sistemi di controllo, in linea con il progresso digitale e tecnologico, riescono a individuare le recensioni false e, una volta scoperte, il portale perde di credibilità. La costruzione artificiale della fiducia, dunque, è un’arma a doppio taglio che rischia di creare più danni che benefici. Anche perché ci sono dei veri e propri “profili” di fondo che caratterizzano il fenomeno delle false recensioni: uno dei comportamenti più diffusi è scrivere recensioni positive su prodotti che hanno un costo molto basso. Perché è più facile truffare le persone per pochi euro, piuttosto che sull’acquisto di prodotti molto cari. Sono recensioni tipicamente scritte male, anche perché i bot non rispettano una serie di parametri, molto brevi e con frasi standard. Dunque, non è un racconto di una reale esperienza di acquisto, evidenziata da una descrizione molto stringata e poco “personale”. Poi ci sono anche dei pattern specifici per le recensioni che noi, grazie alla nostra esperienza di oltre sei anni, stiamo raccogliendo per costruire dei pilot da dare in pasto all’intelligenza artificiale”.
“Noi stiamo costruendo tre colonne portanti che aiutano gli eCommerce. Da una parte per migliorare il posizionamento sul web per quel che riguarda la credibilità, quindi a migliorare la web reputation. Dall’altra, aiutare gli utenti a fidarsi degli e-commerce, grazie a un rating che diventi quanto più robusto e oggettivo possibile. Per fare ciò, abbiamo individuato tre paletti: l’affidabilità dei recensori, l’affidabilità delle recensioni e la verifica dell’affidabilità dell’eCommerce“.
Lorenzo Demiri sulle innovazioni tecnologiche
“L’AI non si occupa di solamente di analizzare la semantica di un testo, ma utilizza anche i dati del recensore. È importante fornire tutta una serie di parametri con cui l’intelligenza artificiale è in grado, con un certo grado di probabilità, stimare se quella recensione sia vera o falsa. Parliamo dei parametri citati prima: dalla carriera del recensore, la media delle recensioni scritte, i login effettuati. Tutti questi fattori consentono, in termini probabilistici, di giudicare se una recensione sia fake oppure reale. Tutto questo avviene insieme all’intelligenza artificiale. Ma l’intelligenza artificiale dà quel che l’intelligenza artificiale toglie: è un’arma a doppio taglio. Da una parte ci permette di ottenere informazioni relativamente a un documento digitale in maniera rapida e istantanea. Dall’altra, può essere utilizzata da scopi malevoli in quanto è in grado di simulare una recensione umana, scrivendolo quasi meglio di un umano perché non ci sono i banalissimi errori ortografici, piuttosto che un linguaggio strutturato in modo sbagliato. Però, l’AI ha una caratteristica importante: il testo che scrive un language model, come ChatGPT, è un testo molto probabilistico. Questo vuol dire che le parole vengono generate in termini statistici: qual è la parola che è più probabile dopo un determinato flusso di parole arrivate in input? E il modello non fa nient’altro che dire, sostanzialmente, “la parola più probabile è questa”. Noi, grazie a un’intelligenza artificiale preposta per la rilevazione di questi pattern, siamo in grado di identificare un testo generato da una AI rispetto a uno scritto da una persona umana. Perché questi ultimi hanno il fattore imprevedibilità che rende la recensione umana”.
“A oggi, siamo in grado di estrarre il fattore casualità da un testo e affibbiare a quel testo una classificazione, con un certo range probabilistico. Qui ci aiuta sempre l’intelligenza artificiale, in una sorta di battaglia tra contenuto e rilevatori: quello che genera il contenuto e il rilevatore di contenuti. Il fattore che spaventa è la direzione del mercato dell’AI perché è piuttosto chiuso e ristretto, con tecnologie che non sono rese pubbliche e aperte alla collettività, ma vengono chiuse come dei veri e propri segreti industriali, non permettendo alla community di analizzare nel dettaglio quali sono le caratteristiche di queste AI. Non potendo, dunque, migliorare e porre dei fix di sicurezza su problematiche importanti”.
Fonti:

Lorenzo Demiri sulle innovazioni tecnologiche